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Summary, Intercultural Pedagogy: Addressing Prejudice and Racism in Education, Summaries of Pedagogy

Intercultural pedagogy, focusing on the challenges of prejudice and racism in educational settings. It examines the formation of stereotypes and prejudices, their impact on intercultural relations, and strategies for educators to promote dialogue and cooperation. The document also discusses the role of media and cultural resistance in shaping attitudes towards immigration and cultural diversity, offering insights into fostering inclusive educational environments. It emphasizes the importance of empathy, active listening, and critical reflection in addressing intercultural conflicts and promoting equality.

Typology: Summaries

2024/2025

Uploaded on 07/08/2025

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Pedagogia Interculturale: Analisi
di Pregiudizi, Razzismo e
Strategie Educative
Pedagogia Interculturale: Pregiudizi,
Razzismi, Impegno Educativo
La pedagogia interculturale si confronta con la trasformazione dei flussi
migratori in Italia, caratterizzati dalla formazione di nuove famiglie che si
stabiliscono nel paese. L'immigrazione è un fenomeno strutturale legato alla
globalizzazione, con circa 250 milioni di migranti nel mondo. La pedagogia
interculturale ha il compito di costruire ponti, promuovendo un'etica del
dialogo tra le diversità culturali e valorizzando ogni aspetto. La diversità
umana e sociale deve essere vista come un fattore positivo per lo sviluppo
della società, simile alla diversità naturale per l'equilibrio ecologico.
Multiculturalità e Società Contemporanea
La multiculturalità è una caratteristica pervasiva dei contesti sociali
odierni. Non implica l'assenza di caratteristiche immutabili o di rapporti
conflittuali, poiché ogni cultura è portata avanti dalle persone. Le culture
isolate e statiche sono impossibili a causa dei cambiamenti portati dalla
modernità. La figura del profugo è spesso associata a microcriminalità e
miseria, diventando un capro espiatorio.
Responsabilità Educativa e Globalizzazione
Pedagogisti e studiosi di comunicazione hanno la responsabilità di
analizzare i cambiamenti sociali e individuare strategie per affrontare temi
globali come le migrazioni nell'educazione. Le scuole interculturali
richiedono nuove forme di istruzione. Oltre ai fenomeni migratori, altri
elementi globali influenzano la società post-industriale, ampliando la
prospettiva verso il cosmopolitismo. Edgar Morin descrive questo
cambiamento come la trasformazione del mondo in un'entità interconnessa.
Critiche alla Globalizzazione
La globalizzazione offre opportunità di vita e lavoro, ma solleva anche
critiche. Il filosofo Pasqualotto la vede come l'esternalizzazione del pensiero
industriale occidentale. I Movimenti No-Global sono nati nel 1999 contro il
neoliberismo economico e le mancanze etiche delle multinazionali.
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Pedagogia Interculturale: Analisi

di Pregiudizi, Razzismo e

Strategie Educative

Pedagogia Interculturale: Pregiudizi,

Razzismi, Impegno Educativo

La pedagogia interculturale si confronta con la trasformazione dei flussi migratori in Italia, caratterizzati dalla formazione di nuove famiglie che si stabiliscono nel paese. L'immigrazione è un fenomeno strutturale legato alla globalizzazione, con circa 250 milioni di migranti nel mondo. La pedagogia interculturale ha il compito di costruire ponti, promuovendo un'etica del dialogo tra le diversità culturali e valorizzando ogni aspetto. La diversità umana e sociale deve essere vista come un fattore positivo per lo sviluppo della società, simile alla diversità naturale per l'equilibrio ecologico.

Multiculturalità e Società Contemporanea

La multiculturalità è una caratteristica pervasiva dei contesti sociali odierni. Non implica l'assenza di caratteristiche immutabili o di rapporti conflittuali, poiché ogni cultura è portata avanti dalle persone. Le culture isolate e statiche sono impossibili a causa dei cambiamenti portati dalla modernità. La figura del profugo è spesso associata a microcriminalità e miseria, diventando un capro espiatorio.

Responsabilità Educativa e Globalizzazione

Pedagogisti e studiosi di comunicazione hanno la responsabilità di analizzare i cambiamenti sociali e individuare strategie per affrontare temi globali come le migrazioni nell'educazione. Le scuole interculturali richiedono nuove forme di istruzione. Oltre ai fenomeni migratori, altri elementi globali influenzano la società post-industriale, ampliando la prospettiva verso il cosmopolitismo. Edgar Morin descrive questo cambiamento come la trasformazione del mondo in un'entità interconnessa.

Critiche alla Globalizzazione

La globalizzazione offre opportunità di vita e lavoro, ma solleva anche critiche. Il filosofo Pasqualotto la vede come l'esternalizzazione del pensiero industriale occidentale. I Movimenti No-Global sono nati nel 1999 contro il neoliberismo economico e le mancanze etiche delle multinazionali.

Empatia e Società

Rifkin suggerisce che l'empatia può portare a una società più compassionevole. Nonostante la capacità di immedesimarsi nei problemi altrui, si assiste a una crescente schiavitù legalizzata di donne e bambini da parte di grandi aziende. I mass media permettono di conoscere eventi globali e mantenere connessioni internazionali.

Internet e Società della Conoscenza

La società odierna dipende da internet. Secondo lo psichiatra Vittorino Andreoli, la scuola deve integrare le nuove tecnologie, ma internet manca di educazione affettiva. Le amicizie online si basano sulla familiarità pregressa, e le persone faticano a relazionarsi fisicamente. La rete ha portato a una società della conoscenza grazie alla libertà d'informazione, rivoluzionando le comunicazioni. YouTube ha portato i video sul piccolo schermo.

Turismo e Potere

Nei paesi del terzo mondo, i turisti occidentali detengono potere come simboli di un mondo globalizzato.

Migranti e Accoglienza

Il tema dei migranti e della loro accoglienza è controverso. Nel 2015, alcuni paesi dei Balcani non hanno aderito alla spartizione dei profughi, causando una crisi europea.

Sviluppo Umano e Fuga dei Cervelli

Nonostante il miglioramento dell'Indice di Sviluppo Umano, si verifica la fuga dei cervelli verso paesi più sviluppati. La sanità e l'ambiente sono globalizzati a causa di rischi epidemici e interventi di multinazionali.

Cultura di Massa e Interconnessione

I giovani condividono gusti e mode grazie alla cultura di massa e alle nuove tecnologie. Le produzioni cinematografiche e letterarie hanno uno sfondo multiculturale. Le scelte statali influenzano il mondo intero a causa dell'interconnessione.

Dalla Multiculturalità all'Interculturalità

La pedagogia interculturale deve comprendere il pluralismo d'identità e le contraddizioni. I flussi migratori portano a stereotipi e pregiudizi che devono essere smontati. L'incontro con l'alterità offre insegnamenti preziosi, ma è necessaria l'educazione all'accoglienza per evitare razzismo e fraintendimenti.

appartenenza/esclusione) e istituzionale/politico (contesto socio-culturale e ruolo delle istituzioni).

Pregiudizi e Pratiche Discorsive

Gli stereotipi sono studiati anche come pratiche discorsive, processi collettivi che attribuiscono significato alla realtà. La comunicazione produce stereotipi che variano a seconda del contesto. La scelta delle categorie e la categorizzazione della realtà sono influenzate dal clima socio-culturale. È importante studiare l'origine degli stereotipi.

Pregiudizi nei Bambini

I bambini interiorizzano gli stereotipi dall'ambiente familiare e sociale. Frances Aboud ha elaborato un modello trifasico: nella fase 1-5 anni, il bambino ha un pensiero egocentrico e sviluppa preferenze per il proprio gruppo, mostrando etnocentrismo; nella fase 7-10 anni, diventa più consapevole delle regole sociali e della negatività dei pregiudizi, rendendo gli stereotipi più flessibili. Alcuni studi evidenziano un "razzismo quotidiano" che diffonde messaggi discriminatori tra i giovani.

Le dinamiche ingroup-outgroup diventano più flessibili con l'età, soprattutto per gli stereotipi sessuali, mentre quelli etnici sono più difficili da sradicare.

Riduzione di Pregiudizi e Stereotipi

I pedagogisti devono elaborare strategie educative per contrastare l'impatto di stereotipi e pregiudizi. Il contatto tra gruppi diversi deve essere continuativo, mirare a obiettivi comuni, coinvolgere soggetti con status sociale simile ed essere promosso da un progetto sostenuto dalle istituzioni.

Bruno Mazzara sottolinea la necessità di strumenti interpretativi per comprendere le differenze altrui. Un buon educatore è consapevole dei propri stereotipi e pregiudizi, ma costruisce rappresentazioni intersoggettive per promuovere un clima dialogico e cooperativo.

Rom e Sinti

Rom e Sinti sono spesso bersaglio di stereotipi e pregiudizi a causa della loro riservatezza. Offrono un ricco bagaglio culturale, trasformando le tradizioni del contesto in cui vivono.

La storia dei Rom è segnata da rapporti violenti con i non Rom, come evidenziato dalle differenze linguistiche (autonomi come Sinti, Manus e Kalè vs. eteronomi dispregiativi come zingari). Il nomadismo è una conseguenza delle persecuzioni.

Il periodo nazifascista è stato particolarmente tragico. Nel dopoguerra, i Rom hanno ricevuto indennizzi solo negli anni Novanta. Attualmente costituiscono lo 0,2% della popolazione italiana. La legge 482/1999 sulle minoranze linguistiche non li include. L'integrazione scolastica è limitata, con alta dispersione dovuta a pregiudizi e sfiducia nel sistema scolastico.

Manca una soluzione o mediazione tra le parti, anche nella riflessione educativa.

Razzismo

Il termine "razzismo" compare nei dizionari negli anni Trenta, ma le ideologie e le pratiche sono più antiche. Wiewiorka evidenzia che il razzismo non deriva solo da pregiudizi, ma è stato alimentato dalle nuove scienze sociali.

Origini del Razzismo

Pierre-André Taguieff individua due teorie: quella antropologica/comunista, che lo lega all'etnocentrismo e all'altruismo verso la propria etnia, e quella che commistiona aspetti somatici, mentali e culturali, implicando una superiorità dei bianchi.

Diverse Interpretazioni del Razzismo

Interpretazioni Storiche del Razzismo

Alcuni studiosi sostengono una visione "ultraristretta" del razzismo, limitandola al periodo dal XIX secolo alla prima metà del XX secolo. Questa prospettiva lega il razzismo alla credenza nella trasmissibilità ereditaria della razza e al determinismo razziale. Secondo questa visione, l'uso del termine "razzismo" è spesso troppo ampio, includendo discriminazioni non necessariamente legate a concetti di razza.

Un'interpretazione "ampia" del razzismo identifica un "protorazzismo" che include atteggiamenti di esclusione dal XV al XVIII secolo, motivati da diverse ragioni. Esempi di questo protorazzismo includono:

Il mito del "sangue puro" in Spagna e Portogallo, volto a proteggere la monarchia cristiana spagnola e che portò a discriminazioni contro gli ebrei. La legittimazione della schiavitù dei neri, praticata in Europa durante l'epoca dei grandi viaggi e del colonialismo, che permetteva lo sfruttamento dei coloni considerati inferiori. La dottrina delle "due razze" in Francia, che divideva la società in nobili Franchi e plebei Galli, con l'idea di una netta separazione tra i due gruppi.

Taguieff considera la dottrina delle due razze come la teoria più fedele alla realtà storica, poiché evidenzia come il razzismo possa manifestarsi in modi diversi pur essendo motivato dalla stessa idea di "purezza di sangue".

TZVETAN TODOROV

Todorov identifica due componenti nel razzismo: comportamenti e ideologie. Questi due elementi non sempre coincidono. Il razzismo in senso stretto si

Inoltre, Taguieff distingue tra:

Razzismo dello sfruttamento: discriminazione motivata dalla volontà di dominare economicamente gli altri. Razzismo dello sterminio: discriminazione motivata dalla fobia dell'altro e dalla volontà di ucciderlo. Razzismo concorrenziale: discriminazione causata da interessi contrastanti e risentimenti in una situazione di concorrenza. Razzismo del contatto: discriminazione che nasce dal contatto con l'altro.

Taguieff identifica anche:

Razzismo che crea modelli formativi differenziati basati su presunte capacità o qualità legate a un gruppo, tipico del razzismo classico o scientifico. Razzismo differenzialista: enfatizza la diversità in modo discriminatorio e segregazionista, portando a forme di separatismo e alla trasmissione individuale di valori razzisti.

Razzismo: Caratteristiche Cognitive e Pratico-

Sociali

È fondamentale distinguere tra il razzismo ordinario e quello dottrinale. Ogni forma di razzismo condivide elementi cognitivi e pratico-sociali.

Elementi Cognitivi del Razzismo

Il razzismo si manifesta attraverso:

Categorizzazione essenzialista: Individui e gruppi sono categorizzati in modo essenzialista, portando a generalizzazioni errate basate su caratteristiche comuni. Stigmatizzazione: Si creano e diffondono stereotipi negativi. Convinzione di superiorità: Esiste la convinzione che alcune popolazioni siano non civilizzate, percependo l'altro come inferiore.

Il razzista prova paura e, per difesa, aggredisce, sentendosi minacciato e volendo proteggere la propria identità. Questo porta al "razzismo dell'assimilazione", ovvero l'interiorizzazione di pregiudizi razziali attraverso l'educazione e i modelli socioculturali.

Origini Storiche e Costruzione Sociale del Razzismo

Lo scienziato Cavalli-Sforza sostiene che il razzismo ha origini storiche e non è innato. Il regime agropastorale ha creato le basi per l'accumulazione di ricchezze e le prime differenziazioni sociali. Le razze non sono preesistenti al razzismo, ma sono costruite attraverso l'attribuzione di valori superiori o inferiori. L'UNESCO si è impegnata per dimostrare che il concetto di razza non ha basi scientifiche, ma solo ideologiche.

Forme di Razzismo e Antirazzismo

Le prime ricerche sociologiche del 1854 sui neri sostenevano la loro inferiorità a causa del colore della pelle. Nel 1920, Franz Boas ha introdotto il relativismo culturale, spostando l'attenzione sulle relazioni tra le razze e sull'influenza delle caratteristiche biologiche su quelle culturali. John Dollard ha studiato la nascita del pregiudizio razziale contro i neri, vedendolo come una protezione dei privilegi dei bianchi.

Il razzismo si manifesta attraverso:

Aggressione generalizzata legata alle frustrazioni dei bianchi. Connivenza che porta all'isolamento del gruppo e alla sua associazione con stereotipi negativi. Rapida individuazione dei soggetti appartenenti alla minoranza e legittimazione della violenza.

Gunnar Mydral considera il razzismo come un prodotto sociale, non biologico. Negli anni Settanta è stato coniato il termine "razzismo istituzionale", dimostrando che il declino del razzismo biologico non ha eliminato le pratiche razziste. Il "razzismo culturale" o "nuovo razzismo", emerso negli anni Ottanta, si basa su lingua, usi, costumi, religione e tradizioni percepite come minacce all'identità dominante. Alice Walker ha coniato il termine "colorismo" per indicare il pregiudizio basato sul colore della pelle, causando vergogna e imbarazzo.

Altre Forme di Discriminazione

Il razzismo contro gli ebrei dimostra che la diversità somatica non è necessaria per la discriminazione. La Chiesa ha promosso leggi antisemite, culminando nello sterminio nazista. Dopo Auschwitz, sono state finanziate analisi sulle origini del razzismo e del pregiudizio. Primo Levi ha affermato che le radici del razzismo sono nell'animo umano, ma le discriminazioni sono coordinate da azioni collettive. Oggi, negazionisti della Shoah e discriminazioni basate sullo stato di Israele e sull'islamizzazione del conflitto palestinese sono in aumento.

Alberto Burgio afferma che il sessismo è una forma classica di razzismo, applicando le stesse logiche. Molti studiosi lo considerano la matrice delle razze. Lo Stato può promuovere il sessismo attraverso leggi discriminatorie. L'islamofobia e l'odio verso gli immigrati sono in aumento a causa di guerre, povertà e attentati.

Influenza dei Media

Wieviorka riporta due filoni di studio sull'influenza dei media: uno che li vede come semplici riportatori di eventi sociali, l'altro che li considera promotori di nuove forme di razzismo. Nel caso dei migranti, la narrazione mediatica spesso si concentra su spostamenti clandestini e aumento della criminalità.

"Identità plurali": la pluralità nell'identità

Per comprendere la trasformazione del concetto di identità nell'era della globalizzazione, si possono considerare gli studi di Amin Maalouf. Maalouf sostiene che l'educazione interculturale dovrebbe mirare a includere tutti nella civiltà comune, permettendo a ciascuno di ritrovare i propri riferimenti culturali nei cambiamenti del mondo senza rifugiarsi in un passato idealizzato. Pedagogicamente, è necessario aiutare gli stranieri a trovare un filo conduttore tra la propria biografia, il territorio ospitante e le proprie origini, unendoli senza rinnegarli.

La pedagogia compensativa

La pedagogia compensativa, utilizzata nelle istituzioni scolastiche, si concentra sul colmare le lacune piuttosto che sulla formazione sociale. Negli anni Settanta, gli immigrati che non conoscevano bene l'italiano venivano isolati in programmi intensivi di lingua, senza interazione con i bambini autoctoni. Nonostante interventi positivi come testi scolastici gratuiti, pre e dopo-scuola e mense, questo approccio presenta limiti, considerando il bambino migrante e basandosi su un sistema meritocratico e classista, come criticato da Don Milani e dai movimenti del Sessantotto.

La pedagogia multiculturale e l'attenzione alle differenze

In Europa prevale una monocultura, mentre negli Stati Uniti si confrontano culture diverse, creando un "melting pot" dove le culture si mescolano ma non si integrano. Le differenze persistono e diventano oggetto di disuguaglianze e marginalizzazione. Questo porta gli stranieri a cercare riconoscimento nella propria cultura d'origine, creando scuole etniche e quartieri specifici. La pedagogia multiculturale adotta un approccio relativista, tollerando la pluralità delle culture senza interazione. Pur utile per comprendere le disuguaglianze e riflettere su etnocentrismo e xenofobia, rischia di cristallizzare le culture in stereotipi folkloristici. Il multiculturalismo genera un separatismo tra cultura originaria, paese ospitante e gruppo coinvolto, ostacolando la comprensione dei cambiamenti sociali e delle forme di etnocentrismo nascoste.

La pedagogia antirazzista

La pedagogia antirazzista, nata negli anni Settanta in Gran Bretagna, mira a combattere il razzismo e i pregiudizi razziali nelle istituzioni sociali. Promuove un ideale di uguaglianza indipendentemente dall'etnia, aiutando le minoranze ad emanciparsi e le maggioranze a prendere coscienza del proprio passato discriminatorio. Analizza la comunicazione e i termini linguistici usati per le minoranze e modifica il curriculo scolastico in un'ottica inclusiva. Si differenzia dalla pedagogia culturale, concentrandosi sugli aspetti politico-economici anziché su quelli culturali e tradizionali. Sono state sollevate critiche riguardo all'abbassamento della qualità educativa, alla frammentazione dell'identità nazionale, all'attuazione di attività superficiali, a un concetto limitato di uguaglianza, al trascuramento del razzismo e alla promozione di azioni inefficaci.

La pedagogia interculturale

La pedagogia interculturale nasce in Italia negli anni Ottanta, a seguito dell'emergenza migratoria e della globalizzazione. Mira a superare la monocultura, dialogando, riflettendo e accogliendo il pluralismo culturale.

Assimilazione, Integrazione, Acculturazione selettiva e

Inclusione

Assimilazione: processo che mira all'apprendimento della cultura autoctona in cambio dell'abbandono di quella d'origine. Non ha raggiunto i risultati sperati a causa dell'ampia dispersione scolastica. Integrazione: processo che tiene conto delle responsabilità sia dei migranti sia degli autoctoni e mira alla costruzione di una convivenza democratica che tiene conto delle esigenze di tutti. I primi devono accettare e sottostare alle condizioni del paese ospitante, ma i secondi devono cambiare la propria forma mentis nei confronti degli stranieri. Acculturazione selettiva: mantenimento dei tratti identitari della propria cultura d'origine, ma anche loro rielaborazione personale in base alla cultura del paese ospitante. Permette di realizzare processi pedagogici mirati e positivi per la crescita del migrante ed è strettamente collegato al processo d'integrazione. Inclusione: processo che mira alla cura e alla tutela dei diritti essenziali e del benessere dell'individuo.

Oltre il paradigma culturalista

Gli studiosi mirano a smantellare l'idea di una cultura reificata che ha portato a separazione e ghettizzazione degli stranieri. La prospettiva culturista è superata da una visione più universale: la pedagogia interculturale osserva le diversità culturali come opportunità, non come differenze incolmabili.

Ambiente e crescita sostenibile: un "paradigma

orientativo" per la pedagogia interculturale

L'approccio interculturale è un paradigma orientativo che delinea principi per la costruzione di un ambiente ottimale e orienta l'essere umano verso un'identità terrestre più che nazionale. Esiste una correlazione tra intercultura, diversità e crescita sostenibile, poiché ogni ambiente geografico deve confrontarsi con la dimensione culturale delle persone che lo abitano.

I principi della pedagogia interculturale

Il principio della differenza e del pluralismo

Il principio della differenza è relativamente nuovo nella storia occidentale, con le prime teorie risalenti all'Illuminismo, che mirava a superare l'identità rigida e monoculturale. Ha trovato applicazione pratica grazie ai movimenti

tolleranza attiva è un atteggiamento educativo sempre più richiesto, alla base della pedagogia interculturale.

Competenze per Educare in Contesti

Multiculturali

Oggi sono richieste competenze culturali e professionali, intese come capacità di adattamento, modifica e generazione di nuove conoscenze. È necessario adattare il proprio codice linguistico all'altro, ricercare un codice condiviso e valorizzare l'espressione dei sentimenti. La competenza in una seconda o terza lingua straniera facilita la comunicazione e la comprensione del punto di vista altrui. La competenza relazionale implica la capacità di mettersi nei panni dell'altro, adottando un approccio di ascolto.

Decentramento Culturale e Controllo dei Pregiudizi

Il decentramento culturale, un aspetto della competenza relazionale, consiste nel distanziarsi dalla propria appartenenza culturale per relativizzare le proprie osservazioni sull'altro. Attraverso l'autoriflessione critica, si diventa consapevoli degli stereotipi, dei valori e dei pregiudizi, scegliendo di mostrarsi neutrali rispetto ai propri riferimenti culturali. Il controllo dei pregiudizi implica la capacità di riconoscere il processo di formazione dei pregiudizi, accettandoli come una forma mentis naturale e sospendendoli temporaneamente in vista di un dialogo interculturale.

Problematicizzazione e Gestione dei Conflitti

La competenza della problematicizzazione consiste nel mettersi in discussione, riflettere sui contrasti emersi nel dialogo e sulle pratiche educative, con l'obiettivo di promuovere il cambiamento e il miglioramento. La capacità di gestire i conflitti implica il riconoscimento, la mediazione, l'empatia e la deculturalizzazione dei conflitti, ponendo l'accento sul ruolo attivo dell'educatore e sulla sua capacità osservativa.

Mediazione Interculturale

La mediazione si applica in diverse situazioni: nella comunicazione, per chiarire eventuali malintesi; nei conflitti valoriali, mediando tra i valori del paese autoctono e quelli del paese d'accoglienza; e nei conflitti legislativi, creando nuove norme che concilino le leggi dei due paesi.

Gestione dei Conflitti: Razzismo tra Bambini e Intervento

Educativo

Vengono presentati esempi di gestione di situazioni razziste tra bambini e di interventi educativi.