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psicologia dello svilupp Laurea triennale in scienze dell educazione universita degli studi di Perugia
Typology: Essays (university)
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PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO Manuale Ammaniti Cap. 1 Il modello del TRATTO (stato di personalità) può essere:
Plasticità e stabilità, due modelli nello sviluppo in equilibrio. Una plasticità troppo grande attacca lo sviluppo, una eccessiva stabilità può ostacolare lo sviluppo. Gli studi sull’attaccamento possono mostrare, attraverso l’interazione che cambia, plasticità ma nello stesso tempo verificare una stabilità ai modelli introiettati, ed è un ottimo terreno per vedere anche il funzionamento sia psicologico che neurologico centrale. Ci sono due modelli cerebrali (come archiviamo l’esperienza):
Klein (1959) sviluppò il meccanismo della identificazione proiettiva, Bion, il contenimwnto materno e Winnicott (1965) la funzione dell’holding e Kohut il rispecchiamento. Tutte le posizioni dicono che la madre crea la cornice nella quale si sviluppa il bambino. La genitorialità è:
sono separati, ma interdipendenti e costruiscono la realtà interpersonale in continuazione , fin dalla nascita. L’organizzazione del bambino nel rapporto con il genitore non è più una proprietà dell’individuo ma una proprietà sistemica, costruito dal bambino e da chi si prende cura di lui. L’analisi di Stern dice che il bambino possiede, già nella fase embrionale, la capacità di differenziarsi (tra sé e l’altro), i compiti evolutivi vengono risolti nella diade madre-bambino. Questa prospettiva relazionale dello sviluppo che segue il modello “tema con variazioni”. Le costanti vengono poi integrate nella creazione di strutture cerebrali, in forma di rappresentazioni. Stern li chiama “isole di coerenza”. Trevanthen sostiene che nel bambino risiede una intelligenza sociale che lo fa, fin dalla nascita, interagire con l’ambiente. lui distingue l’intersoggettività primaria (da 2-5 mesi, sguardo, sorriso, vocalizzi, turn talking) da quella secondaria. Tronick Edward, attraverso lo studio del “volto immobile” ha mostrato che il bambino, già nei primi mesi, è competente e ha autoregolazione rispetto a situazioni di stress e tensione generato da situazioni nuove e insospettate dall’ambiente o dalle interazioni. Cioè che il bambino agisce indipendentemente dal caregiver (a 2-3 mesi succhia il dito). Da due anni in poi il bambino usa:
La depressione genitoriale come fattore di rischio La depressione materna in gravidanza o nei primi anni della vita del figlio, è un importante fattore di rischio. Il figlio può presentare anomalie 2-5 volte più rispetto a “madri normali”. Da tenere conto nelle ricerche è se si tratta di episodi di breve durata, sintomi di depressione oppure di un vero disturbo, se è associato all’ansia o ad un appiattimento emotivo. La madre depressa in generale è meno impegnata (meno tempo con il figlio), parla meno e gioca meno con il figlio. Altre madri depresse sono molto intrusive e invasive. Tronick ha osservato due modelli:
Altre variabili nella competenza genitoriale possono essere:
Si può verificare, in assenza di memoria specifica, una sofferenza psicologica. In uno studio (Widom 2001) si è visto che il 48% di adulti abusati in infanzia erano asintomatici. I ricercatori concludono che un 22% poteva essere classificato come “resiliente”. La “resilienza” può dunque essere raggiunta ma non presenta una acquisizione stabile per tutta la vita in tutti i soggetti, soprattutto dove c’è una ripetizione nel tempo dell’abuso. L’abuso intrafamiliare come trauma cumulativo intergenerazionale viene osservato dalla psicodinamica, che tiene conto che un trauma infantile, che produce meccanismi difensivi, che produce una carenza di risposte affettive, che comporta un rischio che il bambino diventi da adulto autore di abusi sessuali su bambini. In uno studio (Fara, Allen, Herzag, 2000) appare che madri che erano state abusate da bambine, mostravano difficoltà a cogliere le difficoltà nel proprio bambino. Eventi stressanti, esperienze traumatiche e implicazioni per lo sviluppo Ci sono tre caratteristiche salienti degli stressors:
Se la reazione è attivata cronicamente, gli effetti sono una continua risposta con secrezione ripetuta che ha un effetto negativo sul soggetto. Inoltre, questi mediatori dello stress non sono in grado di distinguere tra minacce reali-oggettive e minacce percepite soggettivamente, che è importante nella valutazione cronicizzante. Oltre al cortisolo, altri due neuro-ormoni endogeni svolgono un ruolo attivo nella risposta dello stress:
L’iperattivazione può manifestarsi in incubi, pianto inconsolabile, difficoltà di attenzione e concentrazione, ipervigilanza, paura, aggressività verso i pari, ansie di separazione, paura del buio, comportamenti autolesivi. La dissociazione opera una spaccatura orizzontale nella vita della mente e adopera una “desimbolizzazione” dell’esperienza, che comporta questi fenomeni: