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psicologia dello sviluppo, Essays (university) of Sociology

psicologia dello svilupp Laurea triennale in scienze dell educazione universita degli studi di Perugia

Typology: Essays (university)

2019/2020

Uploaded on 11/05/2020

leilii
leilii 🇮🇷

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PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO Manuale Ammaniti
Cap. 1
Il modello del TRATTO (stato di personalità) può essere:
Innato (temperamento)
Genetico (ereditato)
Appreso (acquisito)
Il tratto non è influenzato dall’ambiente, ed è impossibile trovare legame causale tra tratto infantile ed
esito psicopatologico. Il tratto può favorire una disadattività oppure comportare un fattore di rischio o una
condizione di vulnerabilità.
La parte acquisita del tratto si costruisce prima dei 2 anni. Poi, in età successiva si consolida, se non ci sono
cambiamenti sostanziali.
I deficit neuropsicologici (MOFFITT) e una comunicazione deficitaria genitoriale possono essere un fattore
di rischio (per disturbi di condotta nei bambini o comportamento antisociale negli adulti). Non è possibile
conoscere un nesso causale fra tratto infantile e patologia perché i fattori sono tanti e interagiscono fra
loro. Può aumentare la vulnerabilità e può essere un fattore di rischio. Per esempio, il disturbo da deficit di
attenzione/iperattività (ADHD) è un precursore del disturbo di condotta (CD) o del disturbo antisociale. Però
non è definitivo, perché vi può essere una comorbità fra ADHD e CD.
Per illustrare il carattere acquisito (tratti), ci riferiamo al modello di attaccamento che si costruisce nei primi
2 anni (Bowlby, Ainsworth). L’attaccamento sicuro presenta un fattore protettivo perché alza la soglia dello
stress supportabile.
Ricerca di Belsky (1988)
Ipotesi. L’attaccamento è legato al fatto se la madre lavora oppure no, se è disponibile o no. Il fattore
protettivo di un attaccamento sicuro si lega alla resilience o flessibilità psicologica individuale. Il resilience è
un processo dinamico-evolutivo che promuove un attaccamento positivo nonostante avversità significative.
Secondo Bowlby, l’attaccamento alla madre influenza tutti gli altri attaccamenti dopo, anche quello con il
padre.
L’attaccamento insicuro può essere fattore di rischio per disturbi depressivi. L’attaccamento disorganizzato
per disturbi associativi (solo in combinazione con traumi avvenuti nei primi anni di vita). Le difficoltà iniziali
possono essere compensate con esperienze positive.
MODELLO AMBIENTALE
L’ambiente influenza lo sviluppo infantile. Secondo Rutter si possono distinguere due tipi di rischi:
• Prossimali. Dinamiche familiari, relazione genitori-figli. L’ambiente influenza lo sviluppo del cervello
attraverso:
a) Dependent experiences, nuove esperienze
b) Expectant experiences, patrimonio genetico
Bambini maltrattati con neurotrasmettitore MAOA (monoamminaossidasi), che se alto, sviluppano in
misura ridotta comportamenti antisociali in adolescenza).
• Distali. Aumentano la probabilità di rischi prossimali. Fattori sociali (povertà, residenza).
Parole importanti in psicopatologie
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PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO Manuale Ammaniti Cap. 1 Il modello del TRATTO (stato di personalità) può essere:

  • Innato (temperamento)
  • Genetico (ereditato)
  • Appreso (acquisito) Il tratto non è influenzato dall’ambiente, ed è impossibile trovare legame causale tra tratto infantile ed esito psicopatologico. Il tratto può favorire una disadattività oppure comportare un fattore di rischio o una condizione di vulnerabilità. La parte acquisita del tratto si costruisce prima dei 2 anni. Poi, in età successiva si consolida, se non ci sono cambiamenti sostanziali. I deficit neuropsicologici (MOFFITT) e una comunicazione deficitaria genitoriale possono essere un fattore di rischio (per disturbi di condotta nei bambini o comportamento antisociale negli adulti). Non è possibile conoscere un nesso causale fra tratto infantile e patologia perché i fattori sono tanti e interagiscono fra loro. Può aumentare la vulnerabilità e può essere un fattore di rischio. Per esempio, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è un precursore del disturbo di condotta (CD) o del disturbo antisociale. Però non è definitivo, perché vi può essere una comorbità fra ADHD e CD. Per illustrare il carattere acquisito (tratti), ci riferiamo al modello di attaccamento che si costruisce nei primi 2 anni (Bowlby, Ainsworth). L’attaccamento sicuro presenta un fattore protettivo perché alza la soglia dello stress supportabile. Ricerca di Belsky (1988) Ipotesi. L’attaccamento è legato al fatto se la madre lavora oppure no, se è disponibile o no. Il fattore protettivo di un attaccamento sicuro si lega alla resilience o flessibilità psicologica individuale. Il resilience è un processo dinamico-evolutivo che promuove un attaccamento positivo nonostante avversità significative. Secondo Bowlby, l’attaccamento alla madre influenza tutti gli altri attaccamenti dopo, anche quello con il padre. L’attaccamento insicuro può essere fattore di rischio per disturbi depressivi. L’attaccamento disorganizzato per disturbi associativi (solo in combinazione con traumi avvenuti nei primi anni di vita). Le difficoltà iniziali possono essere compensate con esperienze positive. MODELLO AMBIENTALE L’ambiente influenza lo sviluppo infantile. Secondo Rutter si possono distinguere due tipi di rischi:
  • Prossimali. Dinamiche familiari, relazione genitori-figli. L’ambiente influenza lo sviluppo del cervello attraverso: a) Dependent experiences, nuove esperienze b) Expectant experiences, patrimonio genetico Bambini maltrattati con neurotrasmettitore MAOA (monoamminaossidasi), che se alto, sviluppano in misura ridotta comportamenti antisociali in adolescenza).
  • Distali. Aumentano la probabilità di rischi prossimali. Fattori sociali (povertà, residenza). Parole importanti in psicopatologie

Plasticità e stabilità, due modelli nello sviluppo in equilibrio. Una plasticità troppo grande attacca lo sviluppo, una eccessiva stabilità può ostacolare lo sviluppo. Gli studi sull’attaccamento possono mostrare, attraverso l’interazione che cambia, plasticità ma nello stesso tempo verificare una stabilità ai modelli introiettati, ed è un ottimo terreno per vedere anche il funzionamento sia psicologico che neurologico centrale. Ci sono due modelli cerebrali (come archiviamo l’esperienza):

  • Experience expectent. Esiste in tutti gli umani una predisposizione genetica evolutiva. Ci sono periodi nei quali i neuroni sono più attivi e pronti a percepire certi stimoli. Per esempio il sorriso, che indice poi alla comunicazione e al linguaggio.
  • Experience dependent. È legato all’ambiente specifico e ad una plasticità neuronale a incorporare le informazioni che arrivano dall’esperienza. Il cervello lavora in modo plastico, dinamico e auto-organizzante, non legato a schemi rigidi, con una costante riorganizzazione (scaffolding). Alla nascita il bambino contiene circa 100 milioni di neuroni. Nel primo anno di vita si creano circa 1000 miliardi di nuove connessioni. Ogni cellula ha dei collegamenti con circa altro 10.000 neuroni. Connessioni che vengono utilizzate raramente, vengono eliminate. Lo stimolo elettro-chimico do un neurone può attirare circa altri 10.000 neuroni. Nel caso di traumi precoci, possono risultare effetti sullo sviluppo delle strutture cerebrali, come per esempio un’alterazione del cortisolo in bambini abusati, oppure una deprivazione o mancanza di stimoli, ha l’effetto di una “potatura” dei circuiti neuronali. L’epigenoma è l’intero apparato trasmesso dai genitori (il genoma, il cambiamento chimico della madre durante la gravidanza, che influenzano il comportamento del bambino e influenzano anche i geni in termini di attivarli o disattivarli). Lo sviluppo cerebrale in adolescenza è in continua trasformazione strutturale e funzionale con la formula “use it or loose it” (pruning). Per l’adolescente, il controllo degli impulsi, la pianificazione delle azioni, la valutazione dei legami di causa ed effetto e il prendere decisioni emergono in relazione dello sviluppo cerebrale in questo periodo. MODELLO INTERAZIONALE E TRANSAZIONALE
  1. Tratti e ambiente interagiscono. Attaccamento sicuro con ambiente positivo = esito positivo
  2. Tratti e ambiente producono un comportamento insieme. Attaccamento insicuro con ambiente positivo sviluppa attaccamento sicuro: Modello trasformazionale reciproco adattamento. Il processo co-regolazione diadica crea dei pattern di azione condivisa che tendono a diventare stabili. Queste cornici (significati di esperienza) costituiscono i frame. La qualità dell’esperienza soggettiva dipende dalla flessibilità dei frame. Se sono flessibili, i partner possono adattarsi a situazioni diverse e affrontare i cambiamenti. Se sono rigidi, c’è una difficoltà di crescita e adattamento alle nuove situazioni. I frame variano nel corso dello sviluppo e diventano più complessi. (Per esempio: lattante + faccia a faccia; giocattolo + sguardo). Studi longitudinali e il valore del periodo adolescenziale Si può scoprire cosa compare per primo (rabbia o severità) e mettere in luce il ruolo e il peso delle varie

Klein (1959) sviluppò il meccanismo della identificazione proiettiva, Bion, il contenimwnto materno e Winnicott (1965) la funzione dell’holding e Kohut il rispecchiamento. Tutte le posizioni dicono che la madre crea la cornice nella quale si sviluppa il bambino. La genitorialità è:

  1. Fase evolutiva
  2. Crisi
  3. Processo di fattori intrapsichici e interpersonali La genitorialità richiede una riorganizzazione sul piano sociale, stile di vita, economico, intrapsichico e in rapporto alla rappresentazione di sé, della propria infanzia e verso i propri genitori. Il processo cruciale è il passaggio dall’investimento su di sé a quello sul bambino. Leborici (1983) evidenzia come già in gravidanza la madre inizia a costruire un rapporto col bambino attraverso fantasie e rappresentazioni. I genitori fantasticano intorno a un “bambino immaginario” corrispondente alle loro aspettative. La comparsa del bambino sulla scena reale comporta un complesso confronto tra il bambino immaginato e il bambino reale. Nello sviluppo tipico, queste rappresentazioni sono flessibili e modificabili. In altri casi le rappresentazioni genitoriali rischiano di mettere in pericolo la costruzione dell’identità del bambino, costringendolo a identificarsi con qualità e oggetti del mondo che soffocano i suoi aspetti originali e individuali. Le rappresentazioni genitoriali sono predittive per il comportamento interattivo genitore-bambino successivo. Già durante la gravidanza, la donna si costruisce un’immagine mentale del suo bambino, di se stessa nel ruolo di madre, attraverso un processo nel quale le rappresentazioni di se vengono revisionate. In alcuni studi si è visto che donne con rappresentazioni stabili, integrate ed equilibrate hanno un forte senso di identità e sono affettivamente presenti nel rapporto con il figlio, flessibilità di adattamento. Le donne con rappresentazioni ristrette/disinvestite hanno un forte controllo, meccanismi di razionalizzazione e piattezza emotiva. Le donne con rappresentazioni ambivalenti non integrate risultano confuse e incoerenti, poco flessibili, insicure verso il futuro. Il contributo dell’Infant Research Infant Research si chiama l’area di ricerca che si è sviluppata alla fine degli anni sessanta, che ha come oggetto la prima infanzia e si è specializzata alla diade genitore-bambino bidirezionale. Il bambino è capace di autoregolarsi e auto-organizzarsi, che si modifica continuamente nel processo interattivo che a sua volta viene modificato dall’autoregolamento. I processi interni e quelli interattivi non

sono separati, ma interdipendenti e costruiscono la realtà interpersonale in continuazione , fin dalla nascita. L’organizzazione del bambino nel rapporto con il genitore non è più una proprietà dell’individuo ma una proprietà sistemica, costruito dal bambino e da chi si prende cura di lui. L’analisi di Stern dice che il bambino possiede, già nella fase embrionale, la capacità di differenziarsi (tra sé e l’altro), i compiti evolutivi vengono risolti nella diade madre-bambino. Questa prospettiva relazionale dello sviluppo che segue il modello “tema con variazioni”. Le costanti vengono poi integrate nella creazione di strutture cerebrali, in forma di rappresentazioni. Stern li chiama “isole di coerenza”. Trevanthen sostiene che nel bambino risiede una intelligenza sociale che lo fa, fin dalla nascita, interagire con l’ambiente. lui distingue l’intersoggettività primaria (da 2-5 mesi, sguardo, sorriso, vocalizzi, turn talking) da quella secondaria. Tronick Edward, attraverso lo studio del “volto immobile” ha mostrato che il bambino, già nei primi mesi, è competente e ha autoregolazione rispetto a situazioni di stress e tensione generato da situazioni nuove e insospettate dall’ambiente o dalle interazioni. Cioè che il bambino agisce indipendentemente dal caregiver (a 2-3 mesi succhia il dito). Da due anni in poi il bambino usa:

  • L’oggetto transizionale
  • Gioco simbolico o narrativo per l’autoregolazione delle emozioni. Le regolazioni precoci che erano già presenti, rimangono. Siegel (1999) ha osservato (e poi creato un modello) che le esperienze vissute nei primi due anni di vita vengono codificate nella memoria implicita, non dichiarativa, che coinvolge l’amigdala, i nuclei della base, la corteccia motoria e quella percettiva. Questa memoria implicita non è ancora integrata nel senso di continuità del sé, che inizia da 18 mesi in poi. Da quel periodo in poi le esperienze vengono codificate dalla memoria esplicita (semantica, autobiografica, o episodica) e vengono integrate se hanno continuità. Questo spiega l’amnesia infantile. Il sistema nervoso si sviluppa con gli stimoli sperimentati. La teoria dell’attaccamento Nel 1951 Bowlby scrive nel rapporto per la Who (World Itealth Organisation): “un bambino dovrebbe avere l’esperienza di una relazione calda, intima e continua con la madre, nella quale entrambi possono avere soddisfazione e gioia”. L’attaccamento è un bisogno primario, una predisposizione innata alla continuità e stabilità di un rapporto interpersonale che finalizza lo sviluppo, grazie ai comportamenti (non fisiologici). Costruiscono così gli “Intern working models” (MOI) sulla base di esperienze interattive ripetute. Con questi modelli il bambino crea i primi strumenti per “predire” il mondo esterno e a mettersi in relazione con il mondo. Secondo Bowlby, le rappresentazioni che ha il genitore della sua fase di attaccamento influisce sullo stile genitoriale. Ainsworth ha osservato che genitori con bambini nella strange-situation classificati come sicuri erano in grado di parlare della propria infanzia in modo libero,

La depressione genitoriale come fattore di rischio La depressione materna in gravidanza o nei primi anni della vita del figlio, è un importante fattore di rischio. Il figlio può presentare anomalie 2-5 volte più rispetto a “madri normali”. Da tenere conto nelle ricerche è se si tratta di episodi di breve durata, sintomi di depressione oppure di un vero disturbo, se è associato all’ansia o ad un appiattimento emotivo. La madre depressa in generale è meno impegnata (meno tempo con il figlio), parla meno e gioca meno con il figlio. Altre madri depresse sono molto intrusive e invasive. Tronick ha osservato due modelli:

  • Intrusivo
  • Allontanamento Entrambi i modelli costituiscono una rottura nella intersoggettività. I bambini risperimentano di non avere successo nel voler creare una connessione sociale, inizialmente si arrabbiano, poi sono irritabili e poi piangono. Se si conicizza la situazione diventano “distaccati”. Con madri intrusive è diverso perché la madre interrompe in continuazione le attività del bambino. Questi bambini si arrabbiano, piangono e poi la respingono. Finiscono a internalizzare la rabbia, che può diventare comportamento aggressivo. Dunque nel bambino con madre “isolante”, egli può sviluppare scarsa auto-motivazione, comportamento asociale, ritardo nella crescita. Con la mdre depressiva, può verificarsi un aumento di irritabilità e aggressione. Le madri adolescenti sono frequentemente soggette a:
  • Sindrome depressiva
  • Abuso di sostanze
  • Episodi di maltrattamento dei figli I figli di madri adolescenti mostrano un maggior deficit cognitivo nello sviluppo. Sono relazioni genitoriali più povere con più limiti (verbali, punitive, comunicative). I figli presentano scarsa capacità di controllo e auto regolazione. Se la madre ha avuto un aborto o una perdita perinatale, può esserci un rischio elevato nel bambino, se entro un anno dalla perdita, la madre rimane di nuovo incinta. Questo perché la madre potrebbe vedere nel bambino un sostituto o non riconoscerlo per sé stesso, soprattutto in casi dove non è stato elaborato il lutto della perdita.

Altre variabili nella competenza genitoriale possono essere:

  • Problemi coniugali (spill-over, compensatary, common factor, la nascita stessa, poca esperienza di parenting, spazio a un terzo) Le psicopatologie dei genitori influenzano il bambino, ma anche l’ambiente gioca un ruolo fondamentale e può influenzare un eventuale rischio anche se alto in positivo o negativo. Se il genitore (o i genitori) soffrono di schizofrenia il rischio è di circa del 4% per parenti di secondo grado e del 10% per il primo grado di parentela (indipendentemente che sia da parte di madre o di padre), mentre nella presenza in entrambi i genitori, il rischio aumenta al 40%. Negli adolescenti, secondo studi longitudinali, la prevalenza di disturbi ad alto rischio di schizofrenia, il 60%, presentava sintomi di una o più diagnosi secondo l’asse I del DSM-4 con prevalenza di ADHD e depressione. È però importantissimo dare attenzione alle variabili ambientali. Due importanti studi sull’influenza ambientale sono:
  1. Finnish Adoptive Family Study
  2. Rochester Longitudinal Study
  3. I dati dicono che I bambini adottati all’interno di famiglie “sane” mostrano livelli di psicopatologie trascurabili; bambini adottati da famiglie “disturbate” mostrano una maggior percentuale di psicopatologie (ancora più se entrambi i genitori sono “disturbati”). La famiglia sana è un forte protettore rispetto all’insorgere della schizofrenia.
  4. Conferma che la sola trasmissione biologica della schizofrenia non risulta adeguata. Anche i fattori ambiantali di tipo sociale sono importanti. La depressione (materna) è apparsa come fattore di rischio più significativo, per i bambini più della schizofrenia materna. Depressione e disturbo bipolare La depressione sembra rappresentare la psicopatologia genitoriale che mette più a rischio lo sviluppo del bambino che ogni altra patologia. Il rischio che un bambino sviluppi una depressione con almeno un genitore con disturbo depressivo è triplicato. Il 52% dei bambino con genitori bipolari, presentano un disturbo in asse I, tra cui particolarmente disturbi del comportamento e dell’umore. Il rischio aumenta in bambini che hanno un genitore depressivo con un disturbo in asse I. Per esempio: il 20 % dei figli con madri depresse e antisociali, presentano un disturbo della condotta entro i 7 anni. Uno studio ha osservato un altro legame tra depressione materna e genitorialità negativa. Sono più evidenti comportamenti di rifiuto e ostilità verso il bambino.

Si può verificare, in assenza di memoria specifica, una sofferenza psicologica. In uno studio (Widom 2001) si è visto che il 48% di adulti abusati in infanzia erano asintomatici. I ricercatori concludono che un 22% poteva essere classificato come “resiliente”. La “resilienza” può dunque essere raggiunta ma non presenta una acquisizione stabile per tutta la vita in tutti i soggetti, soprattutto dove c’è una ripetizione nel tempo dell’abuso. L’abuso intrafamiliare come trauma cumulativo intergenerazionale viene osservato dalla psicodinamica, che tiene conto che un trauma infantile, che produce meccanismi difensivi, che produce una carenza di risposte affettive, che comporta un rischio che il bambino diventi da adulto autore di abusi sessuali su bambini. In uno studio (Fara, Allen, Herzag, 2000) appare che madri che erano state abusate da bambine, mostravano difficoltà a cogliere le difficoltà nel proprio bambino. Eventi stressanti, esperienze traumatiche e implicazioni per lo sviluppo Ci sono tre caratteristiche salienti degli stressors:

  1. La natura, stimoli fisici e interpersonali, possono essere “assoluti” (per la propria sopravvivenza) o “relativi” (soggettivi)
  2. Il timing, il momento, periodo evolutivo, periodo critico
  3. La durata, acuto, continuo, fightor flight, cronicizzazione Se l’integrazione dello stress è possibile, c’è un passaggio che conduce a un arricchimento della personalità. Se non è possibile, il passaggio segue con una mancanza di adattamento e lo stress può diventare uno stress traumatico o un trauma. (non so più se questi aspetti neurobiologici li deviamo studiare, che lei/Pazzagli nelle lezioni non ci ha mai parlato…) Aspetti neurobiologici, coinvolti in situazioni traumatiche sono comunemente noti come “circuiti dello stress”. Lo stress diventa traumatico quando davanti a minacce, l’individuo è impotente a prendere per la propria salute e benessere ed è sopraffatto dal punto di vista fisico, emozionale e cognitivo. L’asse HPA (ippocampo – amigdala – corteccia prefrontale) viene attivato in condizioni di stress per preparare l’organismo a una risposta “fight or flight” e poter reagire. Gli input convergono nell’ippocampo (nel suo nucleo paraventricolare – PVN) e influenza la produzione dell’ormone per rilasciare corticotropina (CRH). La CRHraggiunge la ghiandola ipofisaria (ipofisi anteriore) e promuove il rilascio dell’ormone adenocorticotropo (ACHT) il quale raggiunge le ghiandole surrenali che attraverso la loro corteccia rilasciano glucocorticoide (noto come “ormone dello stress”). Questo ormone attiva la conversione di proteine e lipidi in carboidrati, rendendo il corpo pronto ad agire.

Se la reazione è attivata cronicamente, gli effetti sono una continua risposta con secrezione ripetuta che ha un effetto negativo sul soggetto. Inoltre, questi mediatori dello stress non sono in grado di distinguere tra minacce reali-oggettive e minacce percepite soggettivamente, che è importante nella valutazione cronicizzante. Oltre al cortisolo, altri due neuro-ormoni endogeni svolgono un ruolo attivo nella risposta dello stress:

  1. Serotonina, coinvolto nell’attività di monitoraggio dell’ambiente per poter dare una risposta adeguata che potrà danneggiare il funzionamento del sistema inibitorio comportamentale (discontrollo degli impulsi, esplosioni incontrollate di aggressività, visualizzazione compulsiva di memorie legate al trauma)
  2. Oppioidi endogeni, un aumento può essere responsabile della tipica analgesia emozionale di fronte a stress e “trauma reminders” perché riducono la sofferenza psicologica L’amigdala, i lobi frontali (corteccia prefrontale) e lì’ippocampo sono le aree della memoria e dell’apprendimento. Queste aree giocano un ruolo decisivo nella valutazione e interpretazione delle situazioni come stressanti (regolando “fight or flight”). La corteccia prefrontale rappresenta la parte più evoluta del nostro cervello (l’attenzione, la memoria di lavoro, il ragionamento, la pianificazione, alcuni aspetti del linguaggio). Dunque determina l’inclusione o l’esclusione di informazioni salienti, e per questo è anche coinvolta nel processo di recupero di informazioni e del richiamo della sequenza temporale e fonte di ricordi. L’amigdala è coinvolta nella valutazione del significato emotivo sugli eventi (rabbia, paura, aggressività). L’ippocampo è coinvolto nel processi di apprendimento e memoria. Soprattutto nel recupero delle memorie episodiche (ricordare quando, dove – cioè temporale-spaziale). Queste aree giocano un ruolo chiave nella valutazione di una situazione e la conseguente risposta appropriata. È stato mostrato che gli ormoni dello stress (cortisolo), nell’asse HPA hanno effetti diretti sui geni che controllano la struttura e le funzioni cerebrali (crescita neuronale, sensibilità recettoriale, sintesi neurotrasmettitoriale), compromettono una sottostruttura dell’ippocampo che ha la facoltà di generare nuovi neuroni. Brenner (1999) ha riscontrato una riduzione delle dimensioni dell’amigdala e/o dell’ippocampo in persone con diagnosi di disturbi associati. Tale riduzione è più evidente se il trauma è precoce, o se si verificava in un momento critico dello sviluppo e dove si è ripetuto. Più in generale, sembra che traumi legati al maltrattamento durante l’infanzia influiscono sull’emisfero destro (dominante per risposte di attaccamento, per l’elaborazione degli stimoli non verbali, per la regolazione degli affetti, e per la modulazione dello stress). Bambini fisicamente abusati soffrono di un BIAS-attenzionale che li orienta verso stimoli rabbiosi. Ciò da un lato è un vantaggio, perché riconoscono velocemente, quasi anticipano un eventuale scoppio di collera, dall’altro lato diventa disfunzionale se questa “automatizzazione” della decodifica si applica anche a situazioni “normali”. Questa risposta “inadeguata” si presenta frequentemente in bambini con forme di disturbo della condotta, ansia e comportamento aggressivo generalizzato.
  • Assistito direttamente a tali eventi (testimone nei confronti di un familiare) Il DSM non include criteri come:
  • Trascuratezza grave
  • Separazione dei genitori
  • Violenza psicologica
  • Altri… I criteri del DSM non definiscono chiaramente la sintomatologia. Nel DSM ci sono 3 gruppi sintomatologici che definiscono il PTSD (ma non coprono tutti i sintomi):
  1. La sperimentazione del trauma, attraverso sogni/incubi, flashback, episodi dissociativi
  2. Evitamento di tutte le situazioni che rievocano il trauma (ricordo) fino all’amnesia dissociativa. Appiattimento delle risposte affettive, indifferenza, ritiro sociale, riduzione degli interessi
  3. L’iperattivazione con una difficoltà a modulare il grado di arousal anche in sollecitazioni ambientali lievi. Irritabilità e scoppi di collera improvvisi, ipervigilanza, alterazioni del sonno, disturbi della concentrazione e della memoria Ci sono differenze di genere nella risposta al trauma:
  • Donne tendono verso disturbi d’ansia e dell’umore, dell’alimentazione e di personalità borderline
  • Uomini tendono verso disturbi autistici ADHD, della condotta e di personalità antisociale Il PSTD in età evolutiva Il PSTD in età evolutiva è spesso associato a altri disturbi. La comorbilità c’è soprattutto con:
  • Depressione e ansia
  • Abuso di sostanze
  • Disturbi depressivi in età più avanzata L’appiattimento delle affettività può diventare un arresto o distorsione evolutivo (isolamento sociale, riduzione del gioco, perdita di competenze già acquisite).

L’iperattivazione può manifestarsi in incubi, pianto inconsolabile, difficoltà di attenzione e concentrazione, ipervigilanza, paura, aggressività verso i pari, ansie di separazione, paura del buio, comportamenti autolesivi. La dissociazione opera una spaccatura orizzontale nella vita della mente e adopera una “desimbolizzazione” dell’esperienza, che comporta questi fenomeni:

  • Senso di irrealtà
  • Cambiamenti percettivi
  • Stati alterati di coscienza
  • Ottundimento emozionale
  • Accelerazione dei pensieri La dissociazione è un meccanismo di difesa per mantenere separata la coscienza, gli stati mentali traumatici.